top of page
Cerca
Immagine del redattoreGioia Simoni

Stress, dolore muscolare e articolare nel volto.


La riabilitazione delle patologie legate al disturbo temporo-mandibolare.

Da più di 15 anni mi occupo di rieducazione percettiva in ambito odontoiatrico, ortodontico e in chirurgia maxillo-facciale, intervenendo sia prima che dopo i trattamenti sia in ortodonzia che in chirurgia. Ho appreso il valore della bocca nell’insieme “individuo” ma, soprattutto, ho capito che non ci sono schemi, non ci sono protocolli, la ricerca ossessiva della simmetria, del “dev’essere così” e della mera meccanica, porta spesso a peggioramenti e scompensi ancora maggiori di quanto inizialmente rilevati.

Il rispetto per la soggettività, l’ascolto della persona che abbiamo davanti e di quello che sta cercando di trasmettere mediante la sua sintomatologia sono le vere chiavi per il successo. Non il nostro successo, ma il quello del paziente!

I TDM (temporomandibular disorder) vengono considerati disturbi muscolo scheletrici, un eterogeneo gruppo di patologie a carico dei muscoli masticatori e/o dell’articolazione temporomandibolare e delle varie strutture correlate.

E’ uno specifico sottogruppo di disordini muscolo-scheletrici che causano dolore nel distretto orofacciale e necessitano di una visione multidisciplinare, sia nella diagnosi, sia nella terapia. Alcuni esempi sono: bruxismo, serramento dentale, parafunzioni, cefalee muscolo tensive, dolori al volto, alla mandibola, dolori post masticazione, difficoltà di apertura o chiusura mandibolare, schiocchi e rumori articolari, dolori alla muscolatura masseterina, pterigoidei, sopraioidei, temporali anteriori, disfunzioni linguali, difficoltà a deglutire, difficoltà a parlare e altro ancora… (Daniele Manfredini, I disordini temporomandibolari, ANDI Media srl, 2019) .

E’ possibile inserire le patologie ATM in un gruppo più ampio chiamato “disestesia occlusale”: è la sensazione di avere contatti occlusali scorretti ed estremamente fastidiosi; è detta anche “ipervigilanza occlusale o nevrosi occlusale”.

Senza scendere nel dettaglio delle varie sintomatologie correlate, nonché delle concause che possono far insorgere i sintomi mi preme, invece, sottolineare la componente psicologica preponderante in tutte queste forme di “disagio” avvertite dal paziente (Molina, Ziliotto, Viscuso, La disestesia occlusale, Medicina Odontoiatria, Tecniche Nuove, 2011).

Il paziente con disestesia occlusale, quindi, non va seguito solo per quanto concerne le problematiche orali manifestate ma, anzi, va supportato dal punto di vista psicologico e percettivo.

Ricordiamoci che la bocca è, prima di tutto, un simbolo!

Molti hanno paura del dentista pur se non oggettivamente motivata, non giustificata da esperienze vissute (pensate ai bambini piccoli). Una risposta risiede nell’elevato valore simbolico che ha la bocca, in grado di evocare gli archetipi primitivi della paura e conseguenti ansia e stress.

Herman Strobel disse che: “la chiostra dei denti si serra spasmodicamente tutte le volte che l’uomo interiore necessita urgentemente di trovare una “recinzione” in grado di dare ordine alla propria vita”.

Come aiutare, allora, questi pazienti?

Innanzitutto con un lavoro di équipe: più professionisti che si occupino del paziente, oguno dal proprio punto di vista ma con l'obiettivo comune di far ritrovare serenità psico fisica al paziente.

L'elettromiografia di superficie è un esame estremamente utile in questi casi: non è invasivo e consente di valutare lo stato della muscolatura masticatoria e facciale senza alcuna controindicazione.

Utilissimo un percorso di Biofeedback alla muscolatura del volto e per la respirazione prima di un qualsiasi trattamento odontoiatrico, ortodontico e soprattutto d’obbligo prima della chirurgia maxillo facciale. Obiettivi: maggior distensione possibile della muscolatura oro facciale (chi muove il volto sono i muscoli, chi muove la mandibola sono i muscoli!), miglior percezione della muscolatura, attivazione corretta ove questa sia funzionalmente asimmetrica ma potenzialmente migliorabile. In questo modo il trattamento non sarà rallentato da tensioni non coscienti.

Nella mia esperienza già con 8/10 sedute a cadenza settimanale si ottengono buoni risultati.

I follow-up vanno poi a distanza di 3 settimane dall’ultima seduta, 5 settimane dalla precedente, 2 mesi e così via a seconda delle esigenze del paziente.

Al biofeedback si unisce/alterna la ginnastica facciale, resasi indispensabile per apprendere come generare movimenti simmetrici, stabili, quale muscolatura reclutare e differenziarne i movimenti.

2) La rieducazione può essere iniziata dopo il trattamento del dentista, pur se sconsiglio questa ipotesi in tutti i casi ove, durante l’sEMG, si sia vista una tensione o mala gestione della muscolatura masticatoria.

3) Il trattamento può iniziare contemporaneamente a quello medico: praticamente sempre l’utilizzo di un bite inferiore va accompagnato alla rieducazione muscolare con Biofeedback: immaginate che il bite sia una sorta di ferma porta fra due fineste aperte. Esso serve, eccome, ma solo finchè è indossato. Se non vengono chiuse le finestre, ogni qual volta si toglierà il bite la situazione tornerà come prima.

Insieme, si può!

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2_Post
bottom of page